CIRO DI LUZIO, LO SPIRITO DI NAPOLI
Il
50enne Ciro Di Luzio, attore e cantante napoletano, si racconta in
una lunga intervista dal sapore agrodolce, come i napoletani sanno
fare, rispolverando un passato in cui credeva alle storie dal finale
lieto, magari dentro un paio di calzoncini a seguire un pallone sui
campi da calcio. Ciro è un artista poliedrico dal talento
inusuale, con il suo modo di osservare la vita di tutti i
giorni, calandosi nei panni di un cantante-attore in stile
menestrello, per divertire e commuovere il suo pubblico e se stesso.
Non lascia nulla al caso e non si abbandona alle false apparenze:
“Non portano a nulla, servono solo a crearti inganni irreparabili”.
Sin da piccolo capisce che la musica è una componente importante
della sua vita, scegliendo la batteria, sotto l’insegnamento di
vari maestri locali, misurandosi nei vari generi musicali che
spaziano dal rock, toccando il pop, il soul, la fusion e per finire
la musica leggera, facendo esperienze di sala e di palco come
turnista. Oltre a fare il musicista, Ciro Di Luzio, in sala di
registrazione, si scopre anche cantante dalle potenti doti canore,
scegliendo come repertorio musicale il genere degli anni ’60, ’70
e ’80, cantata in lingua italiana, inglese e napoletana. Ciro ha
nel sangue il DNA di un vero protagonista, proviene da una famiglia
di artisti, attori e musicisti. “Ognuno deve seguire il proprio
istinto per vivere e non sopravvivere”. La sua vera vocazione,
oltre alla musica, è la recitazione, dalla quale non si separerà
mai più. Quasi per caso si trova a recitare nei panni di Giordano
Bruno, interpretando una parte ne Il
processo d’inquisizione,
con una rappresentazione della Colombaia a Ischia, di Luchino
Visconti, nel piccolo anfiteatro ischitano. Il pubblico applaude la
sua bravura e fa scaturire in lui il desiderio di approfondire
la professione di attore-stagista di teatro interattivo, con gli Odin
Teatret di Eugenio Barba. Il suo dispiacere resta il fatto di non
avere più i suoi genitori accanto, pronti ad applaudirlo e a
sostenerlo nei suoi momenti di gloria. Non ostacolarono mai la sua
scelta professionale ed è per questo motivo che ricorderà a vita il
loro supporto basato sulla fiducia e nel rispetto. Tuttavia, Ciro è
sicuro che dovunque si trovino sono contenti per i suoi successi
lavorativi e non smetterà mai di ringraziarli.
Raccontaci
il tuo percorso.
In modo breve posso dire di essere un batterista, batterista/corista, cantante e attore.
In modo breve posso dire di essere un batterista, batterista/corista, cantante e attore.
Raggiungere
un proprio stile quanto è importante per un artista come te?
Ognuno
di noi, quando inizia una carriera artistica, segue uno o più
modelli con il loro stile e identità, dai quali ci lasceremo
trasportare con un ruolo giusto, trainando la passione e la devozione
che è dentro noi, raggiungendo una nostra personalità e identità
che rimarranno uniche per sempre.
Quali
sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dello spettacolo?
Sin
dai tempi non sospetti mi piaceva, adesso non ricordo quanto tempo è
passato, il modo di recitare di molti attori della vecchia scuola
filmica del passato. I miei miti erano attori americani che al meglio
hanno rappresentato il cinema a stelle e strisce. Adoravo Burt
Lancaster, Kirk Douglas, Al Pacino, come mafioso nella trilogia de Il
Padrino, o nell’Avvocato del Diavolo, Scarface, Serpico, Sei una
frana papà, Heat, Il Mercante di Venezia e Cane di Paglia. Come
mitizzavo Robert De Niro ne il Padrino, Taxi Drive, Heat, Cape Fear,
Ronin e Ascensore per l’Inferno. Indimenticabile Jack Nicholson con
la sua recitazione dalla voce quasi rotta protagonista de Qualcuno
volò sul nido del cuculo, inquietante nelle vesti del padre
ossessionato in Shining, Il postino suona sempre due volte e nel
diabolico Joker in Batman. E ancora, il grande Dustin Hoffman,
superbo protagonista di Tootsie, Piccolo grande uomo, Tutti gli
uomini del Presidente e un uomo da marciapiede. Sono rimasto senza
parole nel vedere la bravura di Marlon Brando nel film Ultimo tango a
Parigi e Fronte del Porto. Per giorni ripensavo alle scene forti del
Silenzio degli innocenti con Anthony Hopkins, da lasciarmi quasi in
lacrime in Joe Black. Però ho sempre seguito e ammirato la
recitazione di Gianmaria Volontè, uno fra gli attori italiani più
bravi del firmamento italiano. La sua bravura è paragonabile a
quella di altri suoi colleghi già citati sopra, come Al Pacino e
Robert De Niro. Volontè era un attore poliedrico, capace di entrare
completamente nella parte del personaggio che gli veniva assegnato.
Mentre Gian Carlo Giannini e Pierfrancesco Favino, sono i miei punti
di riferimento per la recitazione. Sono dei miti assoluti del cinema
internazionale, in altre parole, pezzi unici. E per pezzi unici non
intendo uguali ad altri, come il cantante e attore Massimo Ranieri,
dalla straordinaria destrezza di sempre, con la quale calca i palchi
del nostro Paese.
Cosa
rappresenta per te il cinema?
Ho
una sconfinata passione per il cinema, un mondo in continua
evoluzione, adoro le immagini create con l’aiuto degli effetti
speciali all’avanguardia coi tempi, come gli operatori
americani sanno fare alla perfezione. Credo che registi
come F.F.Coppola, Brian De Palma, Martin Scorsese, Stanley Kubrick,
Steve Spielberg e per finire il grande Woody Allen, dagli anni ’70
ad oggi, abbiano diretto pellicole di una bellezza incredibile,
arricchendo la storia del cinema mondiale. Senza trascurare mostri
sacri della cinematografia italiana, come Pietro Germi, Francesco
Rosi, Dino Risi, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Lina Wertmuller,
vere glorie del cinema nostrano. Oltre alle promesse dei giorni
nostri, con premi importanti a seguito e acclamati dal pubblico
italiano ed estero, mi piace l’opera di Gabriele Muccino, Gabriele
Salvatores, Matteo Garrone e per ultimo il premio Oscar per “La
grande bellezza”, il regista Paolo Sorrentino, nostra punta di
diamante.
Il
tuo film preferito, interpretato da te?
Ciro
sorride, e con molta determinazione assicura che è il prossimo.
Cosa
provi quando reciti e canti?
Sono
due esperienze differenti e simili allo stesso tempo, in entrambi i
casi sei sotto l’occhio attento dello spettatore e non puoi
deluderlo, semmai renderlo partecipe della storia. Quando reciti devi
essere in sintonia con il regista, entrando con naturalezza nella
parte che ti viene assegnata. Quando canto, l’adrenalina sale
tantissimo ed anche qui emerge il mio lato attoriale per interpretare
il testo cantato.
Quanto
conta per te un buon copione rispetto alla musica?
La
sceneggiatura è la base di qualsiasi film o rappresentazione
teatrale. Spesso, in Italia, ci sono sceneggiatori improvvisati,
persone che non hanno mai seguito insegnamenti specifici ed ecco che
si va incontro a brutte figure, rovinando il buon lavoro fatto dai
nostri connazionali. Lo sceneggiatore e il regista devono parlare la
stessa lingua, anche il casting è importante. A volte, nonostante un
ottimo gruppo di attori pluripremiati e super pagati, il risultato è
un clamoroso fallimento cinematografico.
Fra
tutte le tue esperienze quali ricordi con più soddisfazione?
Ogni
ruolo che ho affrontato nel passato mi ha sempre dato qualcosa, mi ha
arricchito interiormente. L’occasione si presenta con la serie tv
in canali privati Campani dal titolo “Senza Filtro”, una serie in
26 puntate, nella quale interpreto il ruolo brillante di un prete
dominicano che ama la musica. Ennesima esperienza televisiva in
“Napoli Stazione Anticrimine”, stavolta con un ruolo diverso,
ovvero un agente dei “falchi” della polizia, interpretato con
molta determinazione. Altri ruoli, sia pur minori, in varie fiction,
soap-opera, film per la tv, corti e mediometraggi. Però, a
livello umano, ricordo con molto piacere il ruolo di un prete a
Scampia. Si parla da anni con disprezzo di questa zona, purtroppo lo
stesso trattamento non viene fatto per altri quartieri sparsi sul
territorio italiano, ugualmente difficili, di cui nessuno parla mai a
sufficienza. Spesso ci sono attori e attrici che si affidano a me sul
set in qualità di acting coach, come registi che richiedono la mia
esperienza come casting director per la scelta di attori e
formare un nuovo cast.
Un
difetto a cui non riesci a rinunciare?
Caratterialmente
sono impulsivo, tipico del mio segno zodiacale, l’Ariete.
Cosa
ti auguri per il tuo futuro?
Professionalmente,
affrontare ruoli sempre più stimolanti e diversi tra loro. Mentre
nella vita privata spero ardentemente di trovare una donna che
condivida la passione per la mia professione e che possa amarmi con i
miei pregi e difetti. Purtroppo, non è per niente facile.
La
prima cosa che pensi appena ti svegli.
Iniziare
bene la giornata.
Agosta A.
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