BETTE DAVIS, LA SOLITUDINE DI UN MITO

Madre di tre bambini di 10, 11 e 15 anni, divorziata, americana, trent’anni di esperienza come attrice cinematografica, versatile e più affabile di quanto si dica, cerca impiego stabile a Hollywood. Bette Davis, c/o Martin Baum. Referenze a richiesta.
Con una singolare inserzione, amara e ironica, pubblicata su una rivista cinematografica americana, Ruth Elizabeth Davis, meglio nota come Bette Davis, chiedeva una scrittura decente nel mondo del cinema, per cancellare un periodo lavorativo poco felice.
La grande Bette Davis, attrice dai ruoli versatili e dalla straordinaria bravura sanguinaria, come veniva soprannominata ad Hollywood era osannata da tutti per le magistrali interpretazioni di donne dal passato oscuro, egoista e ambigua, prestando anche il suo indimenticabile volto a personaggi perdenti in amore.
Una donna dall’aspetto molto lontano dal classico cliché hollywoodiano, magari non bello come altre grandi dive ma adatto a ruoli da cattiva, come Jane Hudson nel film Che fine ha fatto Baby Jane?, pellicola di successo del 1962, diretta dal regista Robert Aldrich, tratto dall’omonimo romanzo di Henry Farrell, in cui la Davis recitava la parte di una nevrotica ex bimba prodigio accanto alla collega Joan Crawford, nel ruolo di una donna paralizzata in seguito ad un incidente.
Inizia la sua carriera a fianco di Katherine Hepburn e Lucille Ball, compagne di corso, nello spettacolo off Broadway, The Earth Between del 1923.
Grande attrice, due volte premio Oscar, ma dalla pessima vita privata, fredda e cinica con tutti.
Un’isterica alcolizzata: così la descriveva la figlia Barbara nel libro My Mother’s Keeper, pubblicato nel 1985, in cui descrive una madre isterica e alcolizzata. Una madre poco amorevole, completamente dedita a una carriera di aspettative vuote, che non tardò a replicare all’affronto della figlia pubblicando un libro autobiografico, This’n’That. Includendo i quattro matrimoni per nulla felici e falliti, ma non per causa sua.
Bette Davis avrebbe compiuto 107 anni il 5 aprile e tutti ricordano il suo straordinario talento e il suo carattere glaciale e impietoso, dall’animo solitario.
Purtroppo concluderà il suo percorso lavorativo lontano dal suo pubblico e dai suoi familiari, a causa dell’aggravarsi del suo male e da una solitudine che la consumava dentro. Indossava una maschera per nascondere la lacerazione del male di vivere.
Le sue spoglie riposano presso il Forest Lawn Memorial Park a Los Angeles. Due giorni prima della morte aveva ritirato un ennesimo premio alla carriera al Festival di San Sebastiano.
Attrice, diva, mito: fino alla fine.

Agosta A.

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