La regola dell’equilibrio, di Gianrico Carofiglio
“Ho
studiato diritto per caso o per ripiego o perché non avevo avuto il
coraggio di chiedermi cosa davvero avrei voluto fare, forse temendo
che scegliere implicasse una responsabilità di cui non ero
all’altezza”.
La
regola dell’equilibrio, l’ultima fatica letteraria dello
scrittore Gianrico Carofiglio, edito dalla casa editrice Einaudi,
2015.
Una
storia che rispecchia le problematiche giudiziarie dei giorni nostri,
dove la corruzione minaccia la serenità di un avvocato 48enne, di
mezza età come dirà qualcuno, in cerca di verità, Guido Guerrieri.
Un uomo fautore della libertà individuale, che per ovvie ragioni si
ritroverà nel posto e nelle vesti sbagliate, la divisa d’avvocato
non fa per lui, le sta stretta. Magari avrebbe voluto fare altro
nella vita, come scaricare le proprie ansie a un’esistenza
disordinata come quella sua, dando pugni a un sacco da boxe e non
trovarsi incappucciato dietro una falsità celata da un finto
buonismo come nel caso legale in cui si è trovato senza valutarne le
conseguenze.
Stavolta,
ad essere messo sotto accusa per corruzione, è un magistrato in
pieno di una notevole carriera professionale, la peggiore calunnia
che possa ricadere su un uomo di rispetto e con una carica
amministrativa così importante. Gianluigi Larocca, un persona
eccellente in tutto, sia negli studi sia nella vita privata, forse ad
eccezione di un matrimonio fallito, ma di certo non per colpa sua.
Larocca non è una persona qualunque, ama la vita agiata e la
giustizia, quella vera, e mai accetterebbe denaro da una persona
malavitosa. Lui è un magistrato esemplare, come lo descrive il
protagonista del racconto con le parole di Carofiglio.
Una
vicenda narrata con molto garbo e senza fronzoli, perché alla fine
nessuno ne esce vittorioso davanti a un reato del genere, come
giocare a scacchi, dove un pezzo attacca o minaccia una casa se esso
può muoversi su di essa.
Nella
narrazione non potevano mancare le presunte storie d’amore come
quella tra Guido e Annapaola, l’informatrice ingaggiata per
indagare sul caso Larocca, una donna bella e ambigua che gira con una
mazza da baseball nella borsa. Forse, per Guido, Annapaola manifesta
il coraggio di togliersi di dosso quegli abiti cuciti come un
tatuaggio sulla pelle, impedendoti di vedere quello che c’è sotto.
I
capitoli non riportano un titolo da seguire, semmai una numerazione
per assimilare il rapporto di un uomo alla ricerca della regola
dell’equilibrio.
Agosta A.
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