Aspettando il semaforo rosso
Le
città ospitano uomini e donne che provengono da tutte le parti del
mondo, per vagabondare con i sacchi a pelo, per elemosinare ai
semafori, oppure solo per riscattarsi da una vita avversa, come gli
abitanti dell’Africa, quella nera, dove la lotta alla sopravvivenza
è cosa di tutti i giorni.
Li
chiamano clandestini, irregolari, ladri e assassini, ma non sempre si
deve fare di tutta un’erba un fascio. Spesso è gente che
attraversa i mari dentro un’imbarcazione improvvisata, accanto alla
propria compagna che morirà di stenti, per poi essere gettata in
acqua come cibo per pesci.
La
Terra ferma è la loro salvezza da una morte sicura. I loro scafisti
non hanno nessuna considerazione di quell'uomo che mette a rischio la
propria vita e quella dei propri cari. Sei zavorra da cui devi
riscuotere denaro, lo stesso denaro messo da parte con fatica.
L’Europa
è il loro Paradiso terrestre, il luogo dove far crescere i figli,
con gli stessi bambini che nel periodo natalizio preparano il presepe
con l’alberello a seguito, e trovare un lavoro per sfamare la
famiglia.
Chissà,
magari saranno loro i futuri medici che salveranno l’umanità dalle
malattie incurabili, come il carcinoma.
Però,
tuttavia, arrivati in Europa, il loro Paradiso terrestre, l’unica
certezza è il semaforo rosso agli incroci delle strade, oppure la
prostituzione con uomini di cui non conosci il nome. Aspetti il rosso
del semaforo, pronto a pulire il parabrezza dell’auto ferma
nell'intersezione stradale e racimolare qualche soldo per mettere un
pasto caldo nello stomaco.
Purtroppo,
non sempre l’automobilista si comporta come il buon samaritano
raccontato nel vangelo. Magari, ti ritrovi l’acqua addosso, quella
per pulire i vetri delle auto e impedirti di infastidire chi è alla
guida. A nessuno interessa se fuori la temperatura è invernale e i
vestiti faranno fatica ad asciugarsi.
Agosta A.
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