Sette anni senza Enzo Biagi

Sette anni fa, in una clinica milanese, moriva Enzo Biagi, considerato il padre del giornalino italiano. Biagi nasce il 9 agosto del 1920 a Pianaccio Lizzano in Belvedere, in provincia di Bologna.
Il giornalismo è sempre stata la sua passione, come unico sfogo a un momento storico insostenibile e totalitario sotto il Regime Fascista.
A 17 anni inizia a scrivere articoli di cronaca per il quotidiano cattolico L’Avvenire D’Italia. Qualche anno più tardi, era il 1952, dopo aver partecipato alla Resistenza assume la direzione del settimanale Epoca, diventando la prima rivista italiana.
Biagi, oltre alla carta stampata, otterrà ottimi successi anche alla guida del Tg1, come direttore di una televisione pubblica nata da appena un decennio e collaborando a stretto contatto con Giorgio Bocca, Indro Mondanelli e giovani promesse quali Emilio Fede ed Enzo Bettiza.
Negli anni a venire la sua collaborazione giornalistica verrà contesa dal quotidiano “Corriere della Sera” e “La Repubblica”. Enzo Biagi aveva uno stile unico di porsi con la gente che lo seguiva, provocando in maniera elegante e senza fronzoli a seguito.
Nel 1971 ridarà luce al quotidiano “Il Resto del Carlino”, dandogli un taglio giornalistico diverso, con più attenzione alla cronaca e alla politica. Quattro anni dopo collabora con l’amico Indro Mondanelli nella creazione de Il Giornale, quotidiano passato alla famiglia di Berlusconi alla fine degli anni ’70.
Solo negli anni ’90 farà ritorno in tv, Rai1, alla conduzione del programma di approfondimento Il Fatto, un appendice del Tg delle 20.00. Ci penserà Silvio Berlusconi, nel 2002, a cacciarlo dai palinsesti Rai perché non uniforme al suo ideale politico. 

Agosta A.

 

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