Sant’Agata: tra mito e leggenda
La Sicilia, l’isola
più grande del mar Mediterraneo, è tra le regioni d’Italia più ricche di
tradizioni religiose, tra Fede e Devozione, immerse in un folclore condiviso da
tutto il popolo siculo.
“Tutti devoti tutti”. A Catania, dal 3 al 5
febbraio di ogni anno, hanno luogo i festeggiamenti in onore di Sant’Agata, la
patrona della città posta ai piedi del vulcano Etna, è una festa patronale tra
le più belle del mondo. In quei tre giorni, i suoi concittadini accantonano tutti
i problemi che li affliggono per dedicarsi alla loro Santa, ricordando il
martirio di una donna morta nella venerazione di Dio, consacrata a esso
dall’età di 15 anni.
Sant’Agata fu martire durante il proconsolato di
Tiberio Claudio Quinziano, governatore romano. Agata muore il 5 febbraio del
251 nella sua città, Catania, martoriata dallo stesso Quinziano, perché ripudiò
la richiesta di venerare gli Dei pagani.
I festeggiamenti si snodano in tre giorni
lungo le vie della città, attraverso manifestazioni popolari che rendono unici
le solennità della festa.
Il Mito “della Santuzza”, come viene chiamata
dai suoi tanti devoti, ricorda le leggende legate ai miracoli, veri o presunti,
raccontati dagli antichi abitanti del luogo, come quella del Velo rosso,
indossato dalla donna durante la sua prigionia, che arrestò l’avanzare della
lava sulla città.
Mito o leggenda? Oppure solo un modo per
esorcizzare la paura e gli spettri della propria vita, perché politici, sportivi e persone comune con la devozione nel
cuore, si recano dinanzi alla Santa per chiedere quel miracolo tanto
desiderato.
L’uomo, nella vita, richiede certezze e verità, altrimenti rischia di perdere
l'orientamento da raggiungere e si perde nell’abbandono dell’esistenza e nella
consapevolezza di essere piccoli nel cospetto di un universo incommensurabile.
Agosta A.
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