Non c'è posto in ospedale, neonata muore
Una neonata che ha avuto gravi crisi respiratorie dopo la nascita in
una clinica privata di Catania è stata trasferita d'urgenza in ambulanza
nel reparto di rianimazione pediatrica dell'ospedale di Ragusa, perchè
nel capoluogo etneo non c'erano posti disponibili, ma è morta prima del
ricovero. Sull'episodio la Procura di Ragusa ha aperto un'inchiesta.
Indaga la polizia di Stato.
Secondo una prima ricostruzione della vicenda, la neonata sarebbe
entrata in crisi respiratoria dopo il parto, avvenuto la notte scorsa
regolarmente in un clinica privata di Catania. Nella sala erano
presenti, tra gli altri, il ginecologo di fiducia della donna, un
anestesista, un rianimatore e un neonatologo. I medici si sono accorti
subito della gravità del quadro clinico della piccola e hanno contattato
le Unità di trattamento intensivo neonatale (Utin) di Catania per
trasferire d'urgenza la piccola paziente. Ma erano tutte 'piene', senza
disponibilità di posti. E' stato così contattato il 118 che ha cercato e
trovato una Utin disponibile nell'ospedale 'Paternò-Arezzo' di Ragusa.
La clinica ha quindi provveduto, con un'ambulanza privata, al trasporto
della neonata a Ragusa, con al seguito i medici specialisti della
struttura privata. Dopo Vizzini, e in territorio della provincia di
Ragusa, prima dell'alba, la piccola paziente ha avuto una violenta
crisi. I medici a bordo dell'ambulanza hanno tentato di rianimarla, ma
la neonata è morta. All'ambulanza sarebbero a quel punto giunte le
indicazioni di portare il piccolo corpo nell'ospedale di destinazione, a
Ragusa. La salma è stata trasferita nell'obitorio del 'Paternò-Arezzo'.
I medici presenti sull'ambulanza, su delega del sostituto procuratore
di Ragusa, Serena Minicucci, sono stati sentiti dalla polizia di Stato,
come persone informate sui fatti. Il magistrato deciderà se disporre
l'autopsia. Intanto a Catania, dopo la denuncia di familiari della
piccola deceduta ai carabinieri, la Procura ha aperto un'altra chiesta,
per gli atti d'urgenza, disponendo il sequestro della cartella clinica
nella casa di cura.
Ansa
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