Suburra: lo sguardo disilluso del bene e del male di Roma
Film
diretto da Stefano Sollima, interpretato da Pierfrancesco Favino, Claudio
Amendola ed Elio Germano, come risposta a Gomorra La Serie e Romanzo Criminale,
nel racconto della malavita romana intrinseca tra la vita politica dei Palazzi e
la chiesa, dalle atmosfere camorristiche napoletane trasportate nei paesaggi
della capitale. Tratto da un libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo.
La
storia riprende la fine del periodo politico di Silvio Berlusconi e il momento
critico del Vaticano con le imminenti dimissioni di Papa Ratzinger, come aspettare
l’Apocalisse che si abbatterà improvvisamente sulla città di Roma.
Il
titolo del film, Suburra, non è per nulla causale, il regista fa riferimento a
un vasto e popoloso quartiere romano, teatro di crimini e mortalità, costituito
dal quel sottoproletariato caratterizzato da estrema indigenza ed emarginazione,
e non è neanche un caso il riferimento al Clan dei Casomonica, organizzazione criminale, che nel
film si chiamano Anacleto, nota famiglia zingara che vive nel Sud Est di Roma
immersa in una ricchezza dalle dubbie origini. Un racconto che rispecchia la
società del potere politico dei giorni nostri, fatta di prostituzione minorile,
uso di droghe e dalle verità nascoste.
Suburra
non è il classico racconto della Roma bonacciona di Aldo Fabrizi e Alberto
Sordi, lo spettatore non si aspetta battute comiche o scene dalla risata
facile, semmai l’amara realtà che a governare il nostro Paese non è in mano alla
Destra e alla Sinistra, perché tutti mirano agli stessi ideali su come
arricchirsi sulle spalle dei lavoratori, intrecciando accordi velati con la
criminalità locale.
Tutto
gira attorno a un progetto ambizioso dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno,
trasformare il litorale di Ostia nella Las Vegas all’italiana, speculazione
edilizia, con un grande casinò come richiamo dell’alta borghesia europea,
dimenticando che la criminalità capitolina è come una grande ragnatela dalle
fitte maglie.
Grande interpretazione degli attori
Pierfrancesco Fasino e Claudio Amendola, come sempre, ma il merito va anche a
Marco Zangardi e Alessandro Borghi, supportano appieno il peso di un film che
vuole denunciare il tradimento morale di una città, come quella di Roma, nel
bene e nel male.Agosta A.
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