RICHARD GERE. LA LEGGENDA HOLLYWOODIANA SBARCA A TAORMINA
Richard
Gere, con lo stesso fascino intramontabile da icona sensuale del suo
esordio, è arrivato a Taormina per raccontarci la sua vita da star
dietro le vesti di un uomo modesto e riconoscente verso il pubblico.
Lui
fa l’antidivo, scherza, sa benissimo di essere una persona matura e
non più il 26enne in cerca di gloria.
Capello bianco e con lo sguardo da eterno seduttore, Gere racconta del suo debutto cinematografico interpretando ruoli secondari e da protagonista di fine anni settanta.
Capello bianco e con lo sguardo da eterno seduttore, Gere racconta del suo debutto cinematografico interpretando ruoli secondari e da protagonista di fine anni settanta.
Per
l’America, come per il resto del mondo, sta iniziando un
nuovo decennio. Erano gli anni ’80, la cinematografia mondiale si
affacciava in una nuova fase in cui la prestazione fisica e mascolina
erano il punto cardine della sceneggiatura, consacrando Richard Gere
nel ruolo sexy di Julian Kay, nel film di successo “American
Gigolò” del 1980.
“I
miei primi tre film venivano proiettati in sale diverse sempre con il
sold-out”.
E, da quel momento, ha subito capito che la recitazione faceva parte
della sua vita. Un mondo fantastico e non sempre facile da
controllare, fatto di invidie e tanta ipocrisia dai colleghi che
credi tuoi amici.
Richard
ricorda i suoi tanti film, più di 50, quasi tutti con un successo di
pubblico e di critiche. Pellicole in cui la seduzione è l’arma che
lo contraddistingue da sempre e che mai si stancherà di proporre
alle sue tante fan che lo aspettano fuori casa. L’uomo che tutte le
donne vorrebbero avere al proprio fianco, come nei film da lui
interpretati, sfoderando la bravura da attore impegnato e per nulla
superficiale.
Nel
corso della sua lunga carriera cinematografica si è creato un
personaggio cucito apposta sulla sua pelle. L’amante perfetto,
l’ufficiale gentiluomo o l’affarista miliardario, Edward Lewis di
“Pretty Woman”.
Gere
nasce a Filadelfia 65 anni fa. Ancora non è stanco di mollare la sua
vita da eterno ammaliatore, almeno nei film, perché ha ancora molto
da raccontare al pubblico che lo segue da anni e lo sostiene
nelle sue iniziative umanitarie.
A
Taormina è stato proiettata la sua ultima fatica cinematografica,
“Time out of mind”, diretto dal regista Oren Moverman, un
lungometraggio in cui Gere interpreta un homeless, ovvero un
senzatetto. Un film-reality girato tra le strada inospitali di New
York, dove nessuno si è curato di lui neanche quando chiedeva
l’elemosina ai passanti.
E’
soddisfatto di questa sua interpretazione lontano dai ruoli sexy che
per anni lo hanno caratterizzato, sposando appieno un problema
mondiale come quello dei clochard, condizione sociale più visibile
nelle aree povere delle grandi città. Non vuole ottenere un premio
Oscar, semmai l’attenzione per un problema che è molto più vicino
di quanto tutti noi pensiamo.
Gere
prima di essere un attore è anche un uomo impegnato nel sociale:
ritiene un orrore i crimini organizzati dai miliziani Isis: “quello
che è successo in Bosnia era nulla”.
Non si risparmia neanche sugli sbarchi in Sicilia, un problema che
interessa non solo l’Italia ma anche il resto del mondo e che “si
deve affrontare a livello globale come un dovere di ognuno di noi”.
Richard
Gere non si darà mai alla politica, ama il suo lavoro da attore e,
proprio sul palco del Teatro Antico di Taormina, riceve il premio
Taormina Art Award alla carriera.
Ringrazia il pubblico che lo applaude con tanta enfasi, e si presta a farsi fotografare con le donne presenti. Un gruppo numeroso lo accontenta e sale di corsa sul palco per abbracciarlo scattare selfie con lui, Richard Gere, il mito di sempre.
Ringrazia il pubblico che lo applaude con tanta enfasi, e si presta a farsi fotografare con le donne presenti. Un gruppo numeroso lo accontenta e sale di corsa sul palco per abbracciarlo scattare selfie con lui, Richard Gere, il mito di sempre.
Agosta A.
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