CONDANNATO PER STUPRO DOPO LA PRIMA NOTTE DI NOZZE

Nel 2010 una coppia, apparentemente innamorata, si era unita in matrimonio con i regolari sacramenti religiosi e la cerimonia nuziale, finito solo dopo tre mesi con la separazione e una querela per violenza sessuale da parte della moglie nei confronti del marito.
La sposa, una 29enne disoccupata, la prima notte di nozze si rifiutò di avere rapporti sessuali con il suo neo sposo, un uomo 43enne tecnico informatico, stanca per i lunghi festeggiamenti del matrimonio. Ma no lo era il marito, che costrinse la moglie, fisicamente, al rito iniziatico della vita di coppia.
Forse, con molta probabilità, la sposa avrebbe voluto finire la serata spettegolando sugli abiti degli invitati e a mangiare la torta nuziale mai toccata, non pensava di iniziare un incubo con l’uomo che credeva di amare.
La vita in due non decolla nei migliori dei modi, la violenza subita annebbierà per sempre l’amore coltivato nel periodo prima della promessa di matrimonio.
Nessun Ius Primae Noctis. Se costrizione è violenza sessuale. “Il rifiuto di un coniuge a consumare rapporti sessuali con l’altro, se reiterato ed ingiustificato, è una condotta valutabile soltanto ai fini di un eventuale addebito della separazione, ma non può mai giustificare atti di violenza”. L’uomo, in primo grado, fu condannato dalla Cassazione a un anno e otto mesi di reclusione, condanna confermata in appello. La Cassazione mise il naso tra le lenzuola coniugali.

Agosta A.

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