C’è posta per te: come nella “Cavalleria Rusticana”
Ormai la tv italiana, di Stato e commerciale, ci ha abituati ai
programmi televisivi spazzatura che tanto piacciono al popolino, con storie
vere o presunte. Ne sa qualcosa Maria De Filippi, “Nostra Signora della Tv”,
che da anni ci propone “C’è posta per te”, la solita minestra servita il sabato
sera in paillettes e nastrini. Il meccanismo del programma è sempre lo stesso:
in studio ci sono una o più persone che vorrebbero ricongiungersi con la
persona amata o con un familiare, dopo che il rapporto tra loro si è chiuso in maniera
brusca, separati da una lettera immaginaria inviata da un mittente a un
destinatario. La De Filippi, quasi estranea alle storie, spiega la motivazione
del messaggio al destinatario, chiedendo di accettarlo o restituirlo al
mittente. Di solito la lettera viene aperta e iniziano a sgorgare finte lacrime
da commedia napoletana, perché è questo quello che il popolo italiano vuole
vedere. Però, stavolta, i buoni propositi auspicati da un giovane candidato al
“gioco”, perché di gioco si può parlare, si sono conclusi con una violenza di
gelosia da parte del giovane Emanuele, rifiutato da Alessia, la sua ragazza,
che non riusciva a rassegnarsi per la fine della loro storia. Emanuele, 22enne,
decide di affrontare Domenico, la nuova fiamma della sua ex fidanzata, colpendolo
al ventre con un coltello. Adesso, Emanuele si trova chiuso a Poggioreale a scontare
la sua colpa per tentato omicidio, Domenico, la vittima, è ricoverato
all’Ospedale Loreto Mare in gravi condizioni, mentre C’è posta scruta il
successo che avanza puntata dopo puntata. Se queste sono le condizioni di
Maria, “Nostra Signora della Tv”, per ottenere successo e fregarsene della
fragilità della povera gente, allora è meglio che nessuno invii quella posta da
nessuno desiderata.
Agosta A.
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