Tomas Milian, er Monnezza, una vita passata per il cinema
Tomás
Quintín Rodríguez Varona y Milian, conosciuto da tutti come Er
Monnezza, si racconta al pubblico del Festival Internazionale di
Roma, ringraziando i romani per il loro caloroso affetto.
Tomas
Milian si commuove dinanzi a una platea attenta al suo vissuto di
vita, mettendosi a nudo come un uomo che non ha nulla da nascondere.
“Non ho mai avuto una madre vera, come le più classiche delle
mamme che crescono i loro figli educandoli alla vita. La mia vera
madre è stata la città di Roma, mi ha accolto come un figlio da
sostenere da un mondo avverso, come quello da me vissuto nella mia
terra d’origine”.
Milian
piange anche per la morte della moglie, sua compagna di vita. “Non
sono un uomo piagnucolone. Sono un uomo che è rimasto da solo e
lontano dall’affetto di sua moglie. A 81 anni capisci che sei già
arrivato e hai visto tutto dalla vita. Adesso lascio il testimone a
mio figlio adottivo, sarà lui il mio erede”.
Tomas
Milian nasce a L’Avana, Cuba, il 3 marzo del 1933, prima
dell’arrivo di Fidel Castro. Appena maggiorenne e senza soldi in
tasca, decide di lasciare la sua isola in cerca di gloria, finanziato
dalla zia che crede nella sua determinazione.
Vorrebbe
seguire la carriera di James Dean, in lui rivede se stesso e il suo
dramma vissuto a Cuba, accanto a una madre assente e a un padre
autoritario. Arriva negli Stati Uniti dove studierà la lingua
inglese per intraprendere i corsi di studio nella cinematografia a
stelle e strisce. La sua vera fortuna la troverà in Italia,
interpretando ruoli impegnati e di grande successo, diretto da
Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini, Alberto
Lattuada e tanti altri. Con gli anni e qualche film dopo, capisce che
la sua vera vocazione è il genere popolare dai guadagni facili. A
cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, Tomas Milian cambia
genere vestendo i panni di Er Monnezza, doppiato dal grande Ferruccio
Amendola, nei film polizieschi all’italiana. “Squadra volante”,
“Milano odia: la polizia non può sparare” e “La vittima
designata”, sono alcuni titoli che gli daranno quel successo
aspettato da tanto tempo.
Finito
il filone popolare, iniziato in Italia, Milian ritorna in America e
si dedica ai teatri di Broadway e ai serial televisivi polizieschi.
Non si è mai fermato, pur avendo un età in cui può permettersi di
lasciare tutto e dedicarsi ai viaggi e alla scoperta del mondo. “Sono
sempre senza soldi, ed è per questo che lavoro sempre, magari farò
la marchetta, siamo tutti bisessuali”. Lo dice con un forte
umorismo da uomo semplice, divertendo se stesso e chi lo ha seguito
nella sua breve ma intensa intervista.
Una
storia vera e di lungo interesse, inserita nella sua autobiografia
uscita di recente, scritta con la collaborazione di Manlio Gomarasca.
Il
pubblico presente in platea si alza in piedi e lo applaude con tutta
la forza che ha nelle mani, mentre Tomas Milian, emozionato e
divertito, riceve il premio Marc'Aurelio
Acting Award alla carriera.
Agosta A.
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