ROMA: FESTIVAL DEL CINEMA O FESTIVAL DE NOANTRI?

Si è conclusa la nona edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma, un evento che segue quello di Venezia dopo appena due mesi. La manifestazione si è conclusa in sordina, quasi snobbata dagli stessi romani. I lustrini e le paillettes delle attrici presenti nelle lunghe serate non hanno suscitato l’interesse di chi è già amareggiato da una politica mascherata da tante promesse e tante bugie. Però, lo spettacolo deve andare avanti, nella buona e nella cattiva gestione politica.
Non sono mancati alcuni grandi nomi della cinematografia internazionale, gli stessi che riempiono le pagine patinate delle riviste. C’era Richard Gere a sfilare sul red carpet con il suo fascino intramontabile come un cliché da rispettare. Kevin Costner è resuscitato dopo lo spot pubblicitario del tonno per una nota marca italiana: non balla più con i lupi, adesso fa altro. Riccardo Scamarcio saluta il suo pubblico, da solo e senza accanto la compagna di sempre, Valeria Golino. Il pubblico va in delirio per l’attesissimo Clive Owen, il protagonista di 
King Arthur e si commuove per l’ottantunenne Tomas Milian, “il pupone di mamma Roma”, come lui ha dichiarato. Una città che lo ha accolto meglio di una madre vera.
Come sempre, non potevano mancare le belle statuine di casa nostra. Si fa rivedere Valeria Marini dopo una burrascosa separazione dal marito. La gente si chiede cosa sia venuta a presentare: non è un’attrice, semmai una stilista. Forse è solo un modo per dirci che lei c’é e ci sarà sempre, anche se non sentivamo la sua mancanza. E c’era anche la contessa Marina Ripa di Meana, la stessa de I miei primi 40 anni, con i suoi abiti singolari come tradizione vuole.
Il pubblico presente non era lo stesso delle grandi manifestazioni mondane, come quello del Festival di Venezia. Quest’anno era in leggera flessione rispetto allo scorso anno. Sembrava quasi di assistere una puntata del
Grande Fratello, con i suoi sostenitori in vacanza da un giorno di scuola.
Tornando all’evento cinematografico, quello vero, il Premio Speciale della Giuria è stato assegnato al film Trash di Stephen Daldry, con un ottimo Martin Sheen. Una bella pellicola che vuole denunciare la parte nascosta, quella delle favelas, di una meta turistica come Rio de Janeiro. Il film racconta la storia di un gruppo di ragazzini quattordicenni, attori improvvisati, che lottano giorno dopo giorno per sopravvivere fra i rifiuti della città.Fino a qui tutto bene, del regista pisano Roan Johnson, vince il premio per la sezione Cinema Italia. Mentre il miglior documentario è stato Looking forKadija, diretto da Francesco G. Raganato.
È stato il pubblico ad assegnare il riconoscimento dei 48 film presentati nelle quattro sezioni del concorso, attraverso un voto informatizzato all’uscita delle sale.
La cerimonia è stata presentata dalla bella e brava attrice romana Nicoletta Romanoff, impegnata a fare gli onori di casa.
Le luci si spengono e il sipario cala sulla nona edizione di un Festival che deve ancora crescere, magari coinvolgendo gli abitanti della città più bella del mondo: Roma.

Agosta A.

 

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