IL SALOTTO DELLA CONTESSA ORIANA FELICE DA SIENA
Come ogni mattina la contessa Oriana Felice da Siena passeggia lungo il
salotto buono della sua città. Indossa abiti alla moda, accessori ricercati,
occhiali da sole all’ultimo grido e sfoggia un’acconciatura da fare invidia a
tutte le amiche del quartiere. Ha sempre le mani piene di buste che riportano
scritte di moda stracolme di indumenti griffati. A causa della sua superbia non
saluta nessuno e non rilascia curiosità sulla sua vita privata. Lei è una
contessa, si chiama Felice di cognome e lo è anche di fatto. Appartiene a una
famiglia nobile, come quelle dei dipinti appesi nei grandi palazzi storici.
Calato il sipario di uno scenario inesistente, la contessa Oriana Felice
di Siena gira l’angolo e si avvia verso il mercatino rionale lontano dal suo
vicinato. Nessuno la deve vedere con le mani dentro i cassonetti
dell’immondizia a cercare quello che i venditori hanno scartato. I peperoni,
come i pomodori, le melanzane e le zucchine, si possono recuperare per
preparare un buon minestrone da servire nelle sere fredde invernali. Il pane
raffermo è sempre buono, anche dopo giorni chiuso nel suo sacchetto.
La signora Felice non è mai stata una contessa. Il soprannome le fu dato
per la vita agiata che ha sempre fatto da sposata. Il marito,in vita, era un
imprenditore edile dell’alta borghesia. La moglie non ha mai lavorato, non era
necessario, il marito era ricco. Stava in casa servita e riverita dalla
servitù, giocando a canasta con le amiche del venerdì sera e scrutando tutte le
riviste di moda.
La politica altalenante italiana degli ultimi vent’anni, da Berlusconi
prima e Monti dopo, ha messo a dura prova i sacrifici lavorativi di tanti
imprenditori che hanno chiesto fallimento. Il signor Felice e consorte furono
costretti a vendere tutto quello che era possibile vendere, anche il loro nido
d’amore, le spese di gestione erano troppo alte.
Il giorno passato alla Caritas è diventato un appuntamento settimanale
indispensabile, dove fare scorte di indumenti usati e generi di prima
necessità.
Gli occhiali da sole all’ultimo grido sono la copia esatta degli
originali, acquistati dai vù cumprà, gli stessi che il Ministro Alfano vorrebbe
cacciare dalle spiagge. La tinta biondo platino, esibita tutti i giorni, è una
sorta di miscela di colori preparata in casa.
La signora Felice non ha più lacrime da versare, rischia di compromettere
il mascara appena messo.
“Buon giorno signora contessa”, con inchino a seguito, è il saluto degli
uomini al suo passaggio in strada.
La contessa rimarrà sempre una contessa, anche se è scesa dal dipinto ad
olio appeso nel palazzo storico della sua città.
Agosta A.
Commenti
Posta un commento