PAKISTAN: BIMBO DI 9 MESI ACCUSATO DALLA POLIZIA
«Un
bambino di nove mesi non potrà mai commettere un crimine del genere.
Questo incidente è avvenuto a causa di un malinteso da parte della
polizia e non è avvenuto volontariamente».
La
storia ha dell’incredibile, sembra quasi la scena di un film: a
Lahore, Pakistan, alcuni agenti della polizia si sono presentati a casa
della famiglia Musa, composta da 30 persone, con l’intento di arrestarli
per mancato pagamento di acqua e luce. Ne è iniziato uno scontro
verbale fatto di minacce e di provocazioni che si è poi concluso con
lanci di pietre e oggetti vari.
Gli
aggressori, in casi analoghi, vengono arrestati per tentato omicidio e
rilasciati su cauzione. Basta una firma. Ma stavolta la scena che si è
presentata davanti al giudice, per la convalida dell’accusa, ha
scatenato forti reazioni in tutto il Paese. Tra gli accusati c’era
anche Mohammed Musa, un bambino di nove mesi, tenuto tra le braccia del
padre e intento a bere il latte dal suo biberon, ma per l’agente che ha
redatto il verbale, anche il bambino doveva essere accusato perché fa
parte della famiglia morosa e violenta.
E
neanche il giudice ha provato pietà nel vedere il bambino piangere
mentre gli venivano presi le impronte digitali: «Il bambino va trattato
come un criminale , l’età è solo un fattore secondario».
La
polizia locale, invece, ha pensato bene di sospendere l’agente per
negligenza, dopo che l’accaduto ha suscitato un clamore inaspettato.
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