OX OSMEL FABRE
Ox, Osmel Fabre, è cantautore, musicista, cantante, fotografo, un
artista di talento. Ha iniziato a scrivere canzoni intorno ai 14 anni e dopo due anni di lezioni di
chitarra classica ha deciso di dedicarsi alla chitarra acustica ritmica e canto. Dopo 9 anni come cantante e frontma del gruppo ska e rocksteady “I Maghi di
Ox”, ha deciso di puntare sulla produzione di musica propria, scrivendo,
suonando e cantando le proprie canzoni. A fine 2011 ha realizzato il suo primo album ufficiale “When Things
Come Easy”. Ora sta lavorando ad un nuovo progetto discografico. Michela Zanarella lo incontra per
un'intervista.
Ox, Osmel Fabre, cantautore e musicista, cantante e fotografo,
come è avvenuto il tuo esordio nel mondo della musica? Diciamo che ho sempre avuto una certa sensibilità per tutto
quello che è arte. A 15 anni ho preso lezione di chitarra classica, ma la prima cosa che ho fatto
è stato imparare due accordi e poi
scrivere una canzone “Flying on a cloud”, mi pare si intitolasse. Per anni ho scritto (e studiato poco), solo recentemente ho ripreso, ma con una
marcia più…mirata!
Quali sono le tappe principali della tua formazione artististica,
hai fatto degli studi specifici? A parte due anni di chitarra classica e qualche mese,
recentemente, col Maestro Galliano Prosperi, non ho studiato molta chitarra. Per quanto riguarda il canto, ci ho provato…ehehh, ho preso qualche lezione col
Maestro Roberto Sterpetti e con la fantastica Cinzia Spata. Ho fatto poi un
grosso lavoro personale, una ricerca approfondita su che tipo di voce volevo e
che tipo di sonorità mi interessava avere, e su questo ho lavorato per quasi
due anni e tutt’ora è una ricerca continua. Per questo non mi definisco né
cantante né chitarrista, mi limito a quello che senza dubbio so fare meglio,
essere un cantautore.
Dopo 9 anni come cantante e frontman del gruppo ska e rocksteady
“I Maghi di Ox” hai scelto una carriera da solista, cosa ha motivato questa
decisione? Diciamo che il percorso con I Maghi è stato all’inizio un
percorso formativo e goliardico. Nel tempo si è trasformato in qualcosa di più
viscerale. Il Senso dello Spettacolo. Lo stare sul palco è diventato
un’esigenza, un piacere carnale. Vedere i volti della gente che canta, che
balla, che ascolta si è trasformato in
un bisogno. Ad un certo punto però, per via di alcuni cambiamenti nella mia vita privata,
ho ripreso a scrivere dopo quasi 10 anni che avevo smesso, dedicandomi alla
fotografia. E questo nuovo filone iniziava a diventare interessante sebbene
acerbo. Così fra una crisi dei Maghi e l’altra, tra una conferma e l’altra sulle mie
canzoni, ho iniziato a vedere del materiale interessante tra quello che
scrivevo. La conferma morale l’ho avuta dopo essere stato una settimana a Londra a suonare
in vari locali da solo, chitarra e voce. Lì ho percepito la forza del progetto
e tornato a casa mi sono messo al lavoro con più profondità. Nel frattempo il progetto con i Maghi andava molto a rilento, sia la scelta editoriale che la crisi del
mercato, non giocavano a nostro favore. Poche serate pagate poco. Quindi diciamo che lo sforzo fisico ed intellettuale non valevano più la
candela. A quel punto ho pubblicato “When Things Come Easy” e ho deciso di provare a
seguire il mio progetto. D’altro canto però l’essere frontman di due progetti così diversi all’interno
della stessa città non credo fosse un buon modo per iniziare la carriera
solista. Quindi, insomma, sono state tante le motivazioni.
"When Things Come Easy” è il tuo primo album ufficiale, dopo
"New Life" considerato album sperimentale. Come è nato l'album
"When Things Come Easy”? “When Things Come Easy” nasce come “raccolta” di canzoni
scritte nel corso degli ultimi due anni. Fra queste ci sono anche brani
pubblicati con New Life ma rivisti (King and queen) o rieditati (Colours,
Wherever you are). Diciamo che non è proprio un concept album e che non c’è una
vera e propria storia alle spalle. Il titolo infatti fa strettamente
riferimento alla produzione, alla semplicità con la quale mi venivano i brani,
senza una ricerca specifica di genere o tecnica, ma sicuramente una ricerca
sperimentale.
Voce e chitarra è un binomio perfetto per la tua musica. Mi hanno
particolarmente colpito la tua vocalità e lo stile dei tuoi pezzi. Cosa ti porta
a comporre, arrangiare e suonare, dove trovi l'ispirazione? Beh, credo che come per tutte le arti ci sia sempre del
personale all’interno delle composizioni. Molto spesso attingo dalla mia vita,
altre volte interpreto dei personaggi, ed altre ancora sono proiezioni mentali. Quindi anche tutto il lavoro di arrangiamento, che in “When
things come easy” ho eseguito personalmente, è un lavoro “di pancia” perché i
brani sono intimi. Resta il fatto che nelle prossime pubblicazioni cercherò di delegare molto di
più!
Cos'è per te la musica? Cos’è per me la musica? La musica è il suono che ha la mia
vita. Mi accompagno sempre con la musica. Tante volte abbino situazioni alle
canzoni. Non riesco a dissociare musica ed emozioni. Ma di fatto è anche quello che cerco di dare con le mie canzoni. Più ancora che
un discorso strettamente tecnico o qualitativo, quello che mi impegno a
trasmettere, specialmente sul palco, sono emozioni.
Progetti per il futuro? Sto lavorando da qualche mese al nuovo progetto “Naked”. Si
tratta di un lavoro più mirato, più intimo e ricercato. I brani sono di
carattere molto più autoriale, meno pop o attenti allo spettacolo. Ora, dopo quasi tre anni di lavoro su me stesso, credo di
conoscermi meglio, di essere più attento a quello che mi interessa trasmettere.
Quello che cerco quindi è di approfondire questo contatto con i nuovi mezzi
tecnico-artistici che ho coltivato. Sto cercando una produzione che si interessi al finanziamento ed
alla cura del progetto, anche per un migliore inserimento nel mercato. Il mio motto è: “Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti”. Spero che
continui a valere come è valso in questi anni. Tengo le dita incrociate.
Zanarella M.
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